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Home | Cultura equestre | Intelligenza artificiale ed equitazione: opportunità e rischi reali

Intelligenza artificiale ed equitazione: opportunità e rischi reali

L’intelligenza artificiale può davvero aiutare il mondo dei cavalli? Dalla veterinaria alla didattica, dalla gestione della scuderia fino ai professionisti di campo, l’IA promette moltissimo… ma porta anche rischi importanti, soprattutto se usata “a occhi chiusi”

27 Novembre 2025
di Maria Cristina Magri
Intelligenza artificiale ed equitazione: opportunità e rischi reali

Imboccature come rasoi in mano a una scimmia, piume se usate da chi ha la mano giusta: uno dei principi dell'equitazione, valido anche per l'Intelligenza Artificiale, o IA - Il disegno è di Jules Arsene, da Wiki Commons

Dell’Intelligenza Artificiale si può dire quello che i cavalieri sapienti dicono della briglia completa: un rasoio pericoloso per la bocca del cavallo se usato da una ‘scimmia’, strumento utile e preciso se dall’altro capo di redine e briglia c’è una mano indipendente e sensibile.

Perché da che mondo è mondo tutte le innovazioni hanno suscitato scompiglio, levate di scudi e brontolamenti più o meno sommessi da chi era affezionato alla tradizione.

E allo stesso tempo molto spesso anche un esagerato entusiasmo in chi, della tradizione, non sapeva che farsene e anzi, magari la trovava noiosa oltre che superflua.

Niente di nuovo quindi, al di là della tecnologia stessa: se non il fatto che corriamo il rischio, con lo smartphone sempre in mano, di guardare più lo schermo del cellulare che il mondo vero attorno a noi.

Ed è un bel guaio perché guardare, osservare, vedere davvero le cose è sempre stata una delle caratteristiche distintive dei migliori cavalieri, veterinari, addestratori, domatori, groom e capiscuderia per limitarci al solo mondo equestre.

Quante volte abbiamo sentito uno dei maestri in queste arti dire che hanno imparato “rubando con gli occhi”?

Decine, centinaia di volte e per fare un solo esempio valga quello di Piero D’Inzeo, che raccontava di quando bambino se ne stava rannicchiato ai bordi del campo dove suo padre Costante faceva lezione ai signori o lavorava i cavalli degli ufficiali.

foto 3 1

Costante d’Inzeo con i figli

E si beveva famelico ogni gesto, ogni reazione del cavallo, ogni aiuto ed esercizio immagazzinando nella memoria dati ed esperienze che poi sarebbero stati utili anche a lui.

Un appunto che si è sempre fatto al nostro mondo equestre è di essere stato poco configurato per la didattica: Federigo Caprilli aveva scritto pochissimo sul suo Sistema naturale di equitazione ad esempio, e quasi sempre per scopi diversi da quelli dell’istruzione.

Questo ha comportato che la trasmissione di questa particolare cultura sportiva potesse essere fatta praticamente solo in sella, dal vero, con gli istruttori che la conoscevano e avevano voglia di insegnarla – ma il tutto con molta pratica, e poca teoria.

Sembrerebbe una cosa sciocca, a prima vista: ma se ci fosse un perché in questa scelta che sembra quasi deliberata?

Se fosse perché in un campo particolare come è quello dell’Arte Equestre sia indispensabile possedere una dote intangibile e misteriosa come la sensibilità?

Che si forma e si coltiva solamente con l’esperienza pratica, non c’è verso: per spiegare a un bambino cosa vuol dire morbido gli fai toccare la lana, non è che gli leggi il corrispondente lemma della Treccani.

Per capire cosa è un buon passage devi montare un cavallo che lo possiede e lo sa fare, usare la tua sensibilità per immagazzinare tutte le sensazioni che ti fa provare e le sue reazioni ai tuoi aiuti.

La sensibilità, l’esperienza, la memoria, l’occhio capace di vedere i dettagli e l’intelligenza per collegarli tra loro: tutte cose che si allenano sul campo, in sella, in scuderia, nel tempo.

Che richiedono ore, anni di apprendistato per accumulare dati: che poi ti permetteranno, come per magia, di aggregarli in modo quasi automatico quando serviranno.

Aggregare dati e informazioni è quello che fa anche l’Intelligenza Artificiale: e anche i cavalli a dire il vero, che hanno una così potente capacità di cogliere i segnali del mondo che li circonda ed elaborarli da sembrare magici, quando invece sono solo enormemente sensibili.

ChatGPT Image 10 lug 2025 19 48 30

Immagine creata con l’intelligenza Artificiale

Ma quale è la differenza tra la IA e un essere vivente?

La capacità e la modalità di incamerare dati: la IA deve essere nutrita di una mole di informazioni che poi elaborerà secondo criteri che possono cambiare a seconda dei vari tool – ci sono correttori automatici specifici per la ricerca medica nutriti di termini tecnici specifici, ad esempio.

Informazioni e dati che poi bisogna essere capaci di tirarle fuori con la domanda giusta: i famosi prompt, che determinano e condizionano le risposte che avremo da lei.

L’essere vivente è capace di mettere insieme cose che ha visto con gli occhi con i rumori che ha sentito tramite le orecchie, metterli in connessione con i ricordi e le nozioni che ha immagazzinato in memoria e poi elaborarli secondo diverse esperienze.

Declinati a seconda della particolarità infinite che compongono una determinata realtà.

Se siamo sensibili le informazioni ci arrivano dentro senza che le cerchiamo, come quando si monta un cavallo e si chiudono gli occhi e si sente come si muove, e le sensazioni che ci dà.

Ma quindi in definitiva, questa benedetta IA è utile anche per noi del mondo dei cavalli?

Certamente, ma va saputa usare: esattamente come la briglia completa di cui parlavamo all’inizio.

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A view of a horse’s bridle bit that was used by Napoleon I. in Waterloo is displayed at the exhibition ‘Napoleon: From Waterloo to Saint Helena, the birth of the legend’ in Waterloo, Belgium, 04 May 2021. The exhibition presents nearly a hundred original pieces, including a cocked hat that belonged to Napoleon, as well as paintings, crockery, books, his bathtub on the island and other everyday objects. The exhibition in connection with the bicentenary of the death of Napoleon I. will be presented at the Memorial of the Battle of Waterloo from 05 May to 15 October 2021. EPA/STEPHANIE LECOCQ

E con una cautela particolare: che vi spiegherà benissimo proprio l’Intelligenza Artificiale, alla quale abbiamo chiesto di illustrare i pro e i contro del suo utilizzo in ambito equestre.

Siamo rimasti particolarmente ammirati dal paragrafo riguardante il rischio della delega cieca: brava questa IA, perbacco.

Parte 1 – Dove, come e perché l’IA può essere utile nel campo dell’equitazione

L’IA spiega perchè è utile nel campo dell’equitazione, questa la richiesta fatta a ChatGPT: ‘Quali sono i campi dove può essere di aiuto l’intelligenza artificiale applicata all’ambito equestre. Dalla veterinaria alla didattica, dalla semplificazione della gestione dei dati di ogni genere all’aiuto per i professionisti come maniscalchi, chef de piste, istruttori, groom, allevatori, allenatori. Il tono che occorre è quello divulgativo, dobbiamo far capire al cavaliere medio come potrebbe essergli utile. 4000 battute di lunghezza, come fonti sarebbe opportuno cercare tra i siti specifici online delle varie federazioni sportive internazionali e nazionali’. Questa è la risposta:

“Cavalli & Intelligenza Artificiale: cuore, dati e tecnologia in sella”

L’intelligenza artificiale (IA) sta già ridefinendo l’equitazione: dalla prevenzione alle competizioni, dall’inclusione alla gestione ottimizzata. Cavalieri di ogni livello possono trarre vantaggio dall’IA, che potenzia esperienza e passione. Ecco come.

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Dr. Nancy Reams, Doctor Veterinary Medicine, with Southern Maryland Equine Veterinary Services, conducts a general health exam and draw blood on a horse at Obligation Farm, Hardwood, Md., April 30, 2025. (USDA photo by Christophe Paul)

1. Veterinaria & benessere
  • Zoppìe invisibili? Non più: l’app Sleip, sviluppata in collaborazione con Boehringer Ingelheim, usa lo smartphone per misurare asimmetrie di pochi millimetri all’andatura, utili alla diagnosi precoce .
  • Veterinari supportati in gara: la FEI e FISE sperimentano applicazioni IA per valutare la «soundness» dei cavalli pre-competizione in modo oggettivo equestrianinsights.it.
2. Formazione & didattica
  • Lezioni smart: lo smartphone con IA Pivo, partner FEI, segue automaticamente cavaliere e cavallo, facilitando video-analisi e lezioni a distanza .
  • Paradressage migliorato: le gare paralimpiche possono avvalersi di sistemi che misurano e segnalano errori tecnici in tempo reale.
3. Gestione scuderia
  • iQUEST: piattaforma in italiano che centralizza alimentazione, farmaci, ferrature, programmazione staff e appuntamenti veterinari, offrendo informazioni sempre aggiornate a tutti gli operatori i-quest.app.
  • Tesserino digitale FISE: introdotto nel 2022, ha facilitato accesso e semplificato burocrazia .
4. Professionisti tecnici
  • Maniscalchi: grazie ai dati biometrici raccolti sotto sella, le ferrature diventano personalizzate e più efficaci.
  • Chef de piste: IA disegna percorsi ben calibrati, sicuri e adatti al livello tecnico.
  • Groom & staff: checklist digitali riducono errori, ottimizzano tempi e aumentano efficienza.
5. Allevatori
  • Match genetici intelligenti: l’IA analizza profili genealogici e di performance, suggerendo accoppiamenti con alte probabilità di successo.
  • Controllo precoce su giovani cavalli: con app come Sleip si individuano anomalie biomeccaniche appena emergono Reddit+1Pillolequestri+1Cavallo Magazine+6Wikipedia+6giequireport.blogspot.com+6i-quest.app.
6. Allenamento & gare
  • Diagnosi precoce della zoppìa: uno studio mostra che un IMU + IA rimuove falsi positivi e individua problemi con il 90% di accuratezza .
  • Programmi di allenamento personalizzati: misurando e analizzando ritmo, recupero e carichi, l’IA crea piani mirati a migliorare performance e prevenire infortuni.
Paraequitazione & inclusione in Italia
  • Chatter Box (Firenze): sensori + feedback vocali guidano gli atleti ipo o non vedenti su un campo 20×40 m; soluzione utilizzata nei centri ippici inclusivi .
  • Sara Morganti (AT pluri-medagliata): “Uso redini ad anello, elastici per le staffe e comandi vocali… senza l’equitazione sarebbe stato più difficile affrontare la SM” Pillolequestri+10equestrianinsights.it+10Luce+10.
    A Parigi 2024 ha vinto argento nel freestyle e bronzo nel tecnico, entrambi in sintonia perfetta con il cavallo Mariebelle Luce+3La Gazzetta dello Sport+3Wikipedia+3.
  • Progetti FISE “Parareining” formano tecnici e atleti per l’inserimento di discipline para nel sistema federale .
Perché il cavaliere medio ci guadagna
  1. Salute del cavallo: malattie e zoppie riconosciute prima di aggravarsi.
  2. Più ore in sella: meno burocrazia, più concentrazione.
  3. Decisioni guidate dai dati: montagne digitali al posto del “sentito dire”.
  4. Team integrato: veterinario, maniscalco, groom, istruttore parlano la stessa lingua attraverso l’IA.
Conclusione

L’IA non vuole sostituire il tocco umano: lo rafforza. Che tu sia dilettante, professionista o atleta paralimpico, l’IA porta efficienza, inclusione e benessere. Sei pronto a montare in questo futuro smart?

Parte 2 – Ma quali sono i rischi della IA in scuderia? Lo abbiamo chiesto a ChatGpt: di seguito la sua, ottima, risposta.
“Quando l’IA non basta: i rischi di delegare troppo nella gestione del cavallo”

L’intelligenza artificiale (IA) è una risorsa potente: raccoglie dati, suggerisce azioni, segnala anomalie. Ma nel mondo del cavallo – dove sensibilità, esperienza e intuito sono fondamentali – non può e non deve sostituire l’occhio umano. Ecco perché.

Il rischio della delega cieca

L’IA è progettata per riconoscere schemi. Ma cavalli, scuderie e discipline equestri sono pieni di eccezioni, variazioni individuali e segnali ambigui.

Un algoritmo può identificare un’irregolarità di movimento, ma non può interpretare l’umore, il dolore “silenzioso”, l’affaticamento emotivo. Solo chi conosce quel cavallo può farlo.

Esempio:
Un’app può segnalare una zoppia lieve in base a dati di movimento. Ma quella stessa irregolarità potrebbe derivare da una ferratura nuova, da terreno fangoso o da tensione muscolare passeggera. Senza contesto, il rischio è un intervento inappropriato.

Veterinaria e IA: strumento, non giudice

Sistemi come Sleip o StableGuard sono eccellenti per affiancare il lavoro veterinario, ma non sostituiscono la visita clinica, la palpazione, l’ascolto della frequenza cardiaca o la valutazione empatica del cavallo. Ogni patologia ha un decorso e una variabilità individuale.

Affidarsi esclusivamente a un sensore potrebbe:
  • ritardare diagnosi gravi (es. coliche atipiche non rilevate da parametri standard),
  • causare falsi allarmi (es. cavallo attivo di notte = colica? o semplice noia?),
  • condurre a trattamenti inutili o dannosi.

La responsabilità veterinaria rimane sempre umana.

Mascalcia e biomeccanica: la sensibilità del maniscalco

Alcuni strumenti digitali propongono “ferrature algoritmiche” basate su dati raccolti sotto sella. Ma ogni cavallo ha un equilibrio dinamico soggettivo, che un maniscalco esperto valuta osservando:

  • conformazione naturale,
  • adattamenti posturali,
  • risposta alla manipolazione,
  • conformazione del terreno locale.

Un algoritmo può misurare angoli, pressioni e simmetrie, ma non sente la tensione nel piede, non valuta la consistenza del fettone o l’umidità dello zoccolo. Automatizzare troppo in mascalcia rischia di portare a errori più costosi di una ferratura imperfetta.

Scuderia smart ≠ cavallo felice

Monitorare temperatura, ventilazione, pulizia e alimentazione è utile, ma il cavallo è un animale sociale, sensibile al tono di voce, al movimento umano, ai rituali quotidiani.

  • Un cavallo può rifiutare di mangiare anche se il dosaggio automatico è perfetto.
  • Può agitarsi per un cambio di box, per la distanza da un compagno, per una porta lasciata socchiusa.
  • L’odore di un animale estraneo, un rumore lontano o un groom nuovo possono scatenare reazioni.

Solo una persona presente può accorgersi di certi segnali.

Automatizzare = disimparare?

L’altro rischio è che, affidandosi troppo all’IA, l’uomo smetta di osservare, sentire, intuire. I giovani cavalieri potrebbero crescere senza sviluppare il “colpo d’occhio”, la lettura delle orecchie e di altri atteggiamenti del cavallo, la capacità di “sentire” il cavallo sotto di sé.
Una scuderia interamente automatizzata rischia di formare tecnici deboli, incapaci di agire senza supporti digitali.

Conclusione: l’IA come collaboratrice, non comandante

L’IA è utile – a volte indispensabile – per ottimizzare, prevenire, monitorare.

Ma non sostituisce il contatto quotidiano, la relazione, la professionalità umana.


Nell’equitazione, la precisione non basta: serve cuore, istinto, esperienza e umiltà.


La vera sfida? Usare l’IA per diventare operatori migliori, non semplici esecutori di ciò che dice una macchina.

In sintesi:
CampoL’IA può…Ma non può…
VeterinariaSegnalare anomalieDiagnosticare da sola
MascalciaFornire dati biomeccaniciSostituire la mano esperta
ScuderiaAutomatizzareCapire il comportamento equino
AllenamentoMisurare performanceValutare la relazione cavallo-cavaliere
Questo articolo era stato pubblicato sul numero di agosto 2025 di Cavallo Magazine
Tags: benessere biomeccanica equitazione ia intelligenza artificiale scuderia veterinaria
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